Quando un cliente viene da me, spesso ha “il problema del richiamo”. Che in realtà 9 volte su 10 non è un problema vero: capita che il cane sia un cucciolo e non abbia mai vissuto la libertà (fare una passeggiata senza guinzaglio) oppure anche che sia adulto e non sia mai stato liberato perché i suoi umani sono convinti che “se lo lascio scappa e non lo trovo più”.
Innanzitutto ci tengo a sottolineare che il cane non scappa; io non ho mai visto né sentito di cani che scappano, come a volere scappar via dall’umano, senza meta. Se mai, quando un cane si allontana, va a fare delle cose: va a caccia, segue odori, va a raggiungere cani in lontananza… ma non scappa per la pura esigenza di allontanarsi dall’umano. Questo già dovrebbe un po’ cambiare la prospettiva: il cane è interessato ad altre cose in quel momento, non lo fa perché sta male con noi o, men che meno, per farci un dispetto.
Detto ciò, partiamo da questo presupposto: il cane non nasce con il guinzaglio attaccato, quindi per lui è un enorme limite essere obbligato a restare nel raggio di qualche metro da noi che non sentiamo gli odori che sente lui, ci limitiamo noiosamente a restare sul sentiero perché siamo più comodi. Quindi, se una volta all’anno lo liberiamo in un bosco, penso sia comprensibile che il cane si senta come un bambino al luna park, esaltato e eccitato da cotanta bellezza e volonteroso di esplorare un mondo così interessante (che noi non capiamo!). Come dico spesso, se provassimo a portare i nostri bambini al luna park tutti i giorni, probabilmente dopo 10 giorni inizierebbero a essere meno eccitati, non correrebbero come matti da una giostra all’altra senza stancarsi e con la “fregola” di fare tutto senza guardarci mai.
Compreso questo, è chiaro che: più un cane è abituato fin da cucciolo a fare anche passeggiate da libero, spesso, meno sentirà l’esigenza di “godersi quella volta come fosse l’unica nella vita”.
Prima si comincia quindi, meglio è: io faccio liberare anche cuccioli di 2 mesi, in contesti tranquilli; quasi sempre il cucciolo non ha nemmeno bisogno di essere richiamato perché nella sua modalità di esplorazione “a stella” si allontanerà qualche metro poi tornerà a prendere sicurezza, per poi riallontanarsi in un’altra direzione e così via.
Per il richiamo vero e proprio esistono tantissimi accorgimenti per renderlo più efficace: dall’uso della voce, del nostro corpo, alla modalità per rinforzare questo comportamento.
Una cosa è sicura: l’errore peggiore da fare è riprendere il cane quando torna o quando lo riacciuffiamo dopo che si è fatto attendere: ricordate che premi e punizioni devono avvenire sempre nell’istante immediatamente successivo all’azione che il cane compie; quindi, se puniamo il cane che, dopo minuti di attesa, è tornato, di fatto nella sua testa non solo lo stiamo punendo perché è tornato, ma anche lo confondiamo, perché penserà “ma come? A volte quando arrivo sei contento e a volte no?”. Quindi, premesso che capisco la preoccupazione che possa destare l’allontanamento del cane, anche fuori vista, per diverso tempo, è importantissimo che il cane sappia che tornare da noi è sempre una festa, anche perché altrimenti, la prossima volta che sta facendo una cosa per lui super interessante (seguendo un odore, giocando con un cane, inseguendo una lepre), quando sente che lo chiamiamo penserà che forse, dato che il rischio è una strigliata, tanto vale continuare a fare quella cosa bellissima.
Ogni cane poi è un individuo a sé, quindi tutto il “lavoro” va misurato e fatto ad hoc sul singolo soggetto: alcuni cani non hanno bisogno di alcun esercizio perché non si allontanano affatto; altri hanno un’anima più intraprendente e necessitano maggiore esercizio. Sono rarissimi i casi in cui effettivamente è da prediligere lasciare il cane in lunghina per non doverlo aspettare ore (e anche qui si potrebbe poi aprire un lungo dibattito sul se sia giusto o no, ma non è questo il momento). Certamente, in base al nostro cane, dovremo accettare che alcuni, se stanno correndo via, e li chiamiamo si girano immediatamente, altri che hanno più i loro tempi e magari non sono così soldatini (teniamo presente la cosa anche quando scegliamo che razza vogliamo per noi!).
In ogni caso, anche per il cane più collaborativo, ubbidiente e che mai si allontana, io mai appoggio la scelta del lasciarlo libero quando si è vicino a una strada (al di là dell’aspetto legislativo che lo vieta). Ne ho sentiti troppi, ahimè, che sono sempre stati bravi, poi è bastata una volta in cui si è verificato qualcosa che lo ha spaventato/distratto che il cane ha perso la vita: basta una volta, un errore su 10000 volte e non abbiamo più il cane. Quindi, se il nostro cane è così bravo che sul marciapiede resta vicino, non sarà un peso enorme tenere il guinzaglio attaccato al cane, per una sicurezza maggiore. In conclusione, la nostra capacità di ascolto verso il nostro cane, di comprensione dei suoi bisogni, di accettazione della sua personalità, così come la nostra capacità enpatica e voglia di metterci in gioco, saranno le cose che aiuteranno a rafforzare la relazione con il nostro amico e che ci permetteranno di goderci appieno bellissime passeggiate in luoghi