I cani sono animali terrestri; tuttavia, molti di loro amano l’acqua, ne sono proprio attratti, talvolta in maniera anche ossessiva. Questo dipende in parte dal DNA (ci sono razze selezionate appositamente per lavorare nell’acqua, come i Terranova, i Retriever e i Barboni ad esempio) e un po’ dal singolo soggetto; esistono infatti eccezioni che confermano la regola, come Labrador che odiano l’acqua o Siberian Husky che la amano e non sempre questo è dovuto a esperienze positive o negative; ovviamente poi l’esperienza può influire sull’idea che il singolo si fa di quell’elemento.
In generale, ai cani l’acqua piace, almeno quando significa refrigerio, gioco, ma anche “evviva, inzaccheriamoci nelle pozzanghere putride!”, per la gioia di noi umani che poi dobbiamo portarli a casa. A moltissimi cani piace giocare nell’acqua finché toccano con le zampe o l’acqua sfiora appena la pancia, ma non amano andare dove l’acqua è profonda. L’elemento acquatico è spesso, quasi sempre, visto dai cani come un contesto un po’ pericoloso, in cui bisogna stare attenti, non ci si può distrarre, e se i cari sono in acqua… ecco un po’ ci si preoccupa. Quindi molti nostri amici che sembrano amare tantissimo il nuoto si mostrano poi preoccupati quando anche noi ci tuffiamo e nuotiamo verso il largo.
Sento spesso dire “tutti i cani sanno nuotare”, ma questa è una credenza popolare scorretta. Diciamo che quando un cane si trova in acqua, se non si fa prendere dal panico, fa la prima cosa naturale che gli viene istintiva non sentendo niente di solido sotto le zampe, le muove, in genere al ritmo del trotto, e questa cosa in effetti funziona, perché permette di restare bene a galla e muoversi, quindi, di nuotare. Tuttavia, sia la mente che il corpo del soggetto possono influire a rendere un cane incapace di nuotare: innanzitutto se un cane viene colto dal panico inizierà a sbattere le zampe anteriori più forte che può per allontanare il muso dall’acqua, sperando di sollevarsi; questo creerà moltissimi schizzi e rumore, che aumenteranno la sensazione di panico, nonché farà sì che il corpo del cane si verticalizzi, portando verso il basso il posteriore e facendo sì che il cane vada a picco come una patata. Inoltre, alcune razze di cane sono fisicamente più predisposte a galleggiare di altre; ciò non toglie che anche cani non “portati” possano imparare a nuotare anche molto bene.
Dare per scontato che qualunque cane ami l’acqua e sappia nuotare è tanto pressapochista quanto pericoloso, perché non solo un cane impreparato potrebbe spaventarsi tanto da non volere mai più rimettere una zampa in acqua, ma potrebbe addirittura affogare. Nel primo approccio all’acqua io raccomando di lasciare al cane il suo tempo di valutare, decidere, provare, con tutta calma, e prendere pian piano fiducia, senza forzarlo spingendolo, tirandolo in acqua. Nemmeno prenderlo in braccio per poi adagiarlo in acqua è una buona idea, il cane potrebbe perdere fiducia nei nostri confronti!
In generale il mio consiglio è approcciare l’acqua gradatamente, andando in un posto in cui l’acqua sia bassa e il cane impari a prendere fiducia senza rischiare di spaventarsi (ad esempio, a un ruscello) e aumentare nelle volte successive, pian piano, la profondità dell’acqua. Resta il fatto che a molti cani, che pure non hanno paura, non piace molto andare dove l’acqua è profonda; questo andrebbe rispettato, lasciando che il cane faccia ciò che desidera. Esistono poi dei giubbotti salvagente, che possono essere un grande aiuto; il cane resta a galla anche se non nuota o nuota male, molto difficilmente si riesce a mettere in verticale, quindi anche se il cane dovesse spaventarsi, prendere un’onda o trovarsi in una situazione difficile, il pericolo di bere o affogare sarebbe molto ridotto.
Alcuni cani, al contrario, sono davvero fissati con l’acqua; i compagni umani lamentano di non riuscire a tenerli fuori passeggiando vicino a bacini come laghi o mari, e nessun richiamo risulta efficace per farli uscire. Alcuni poi creano schizzi con le zampe anteriori per poi morderli, oppure immergono la testa per cercare sassi sul fondo, o si allontanano verso il largo senza possibilità di farli tornare chiamandoli. In questi casi la cosa importante sarebbe sapere che cosa ci sia sotto, quindi, al di là del comportamento messo in atto nell’acqua, è fondamentale capire la ragione che sta alla base di quell’espressione comportamentale.
Nuotare è sicuramente un’attività molto salutare, ma va considerato che è anche molto stancante (gli studi dicono che 20 minuti di nuoto equivalgono a 2 ore di corsa), quindi sarebbe importante modulare questa attività perché non diventi uno sforzo fisico eccessivo rispetto alla preparazione del cane.
In molte strutture si fa nuotare cani che hanno problemi articolari (come displasia all’anca e ai gomiti, e post operatori) o che per motivi vari hanno necessità di rinforzare la muscolatura, perché l’impagabile vantaggio è che il nuoto fa lavorare i muscoli senza impattare sulle articolazioni (l’attrito dell’acqua crea grande sforzo, ma solleva il peso del cane evitando che si appoggi a terra).
In conclusione, la cosa importante è capire il nostro cane e rispettare il suo sentire, senza forzarlo se ha paura, ma con pazienza e dolcezza mostrargli che non ha nulla di cui temere; magari diventerà un cane acquatico, magari per sempre eviterà con aria schizzinosa di entrare nelle pozzanghere, ognuno ha il proprio carattere. Se però ci prendesse gusto, sarebbe un’ottima attività da fargli fare, d’altronde come ci dicevano da bambini “il nuoto è uno sport completo”!