Quanto, nel cane, conta la stazza? Questo argomento è più complesso di quanto si creda e come sempre molto influenzato dall’uomo: in parte per le selezioni sulle razze che sono state effettuate negli ultimi decenni, in parte per le modalità di gestione.
Partiamo intanto da un minimo di storia del cane: il cane ha iniziato a co-evolversi accanto all’uomo intorno ai 30.000 anni fa; prima che l’uomo ci mettesse lo zampino andando a favorire alcuni soggetti perché utili a certi scopi, il cane aveva una taglia media, sui 20 kg, così come è in genere il cane libero, quello cioè che vive in branco e autonomo (parliamo dell’85% dei cani del mondo): sono quei cani che vedete in parte anche al sud Italia, ma anche in sud America, nel sud-est asiatico, che vivono nei villaggi o nelle campagne, nutrendosi degli avanzi di cibo trovati in giro, nelle pattumiere o di qualche piccolo animale che cacciano.
Nel momento in cui l’uomo ha iniziato a sfruttare le doti del cane per un supporto nelle sue attività, come la caccia, la guardia, la conduzione o guardiania del gregge, ha cominciato a selezionare alcuni aspetti che andavano a braccetto con l’aspetto fisico, quindi anche con la taglia. Negli ultimi due secoli poi, grazie anche alle nuove conoscenze sulla genetica, le selezioni hanno subito sempre maggiori pressioni, andando a spingere alcune caratteristiche in modo molto pesante con finalità per lo più estetiche, creando così razze molto particolari, con delle specifiche estreme, quelli che vengono definiti “iper-tipi”. Un cane con il muso corto diventa senza muso, un cane col muso adunco diventa un uovo, la pelle leggermente cadente diventa una piega unica; così, un cane che era già grande diventa gigante, quello piccolo diventa minuscolo. Più è estremo, meglio è, sembra. Questo, va da sè, porta nella genetica moltissimi problemi di salute, ma non è questo quello di cui parliamo oggi.
Il cane è una tra le specie con la maggiore varietà fenotipica al suo interno, basti mettere accanto delle foto di Terranova, Greyhound, Chihuahua e Alano… ma se avessimo seguito la natura non esisterebbero cani da 90 kg né cani da 800 grammi.
Si tratta pure sempre di cani, certo, ma rendiamoci conto che non è facile nemmeno per loro dividere il mondo con simili che non sono poi così simili. Al di là delle inclinazioni di razza o soggettive che possano portare a una propensione più o meno forte verso la pro-socialità intraspecifica, va considerato che per un Pinscher nano di 4 mesi, interagire con un Mastino di 6 mesi non è mica facile. E’ semplicistico dire a chi ha i cani piccoli “è un cane, fagli fare il cane!”; sono io la prima a cercare di diffondere una cultura in cui anche i cani piccoli abbiano il diritto di scorrazzare nei prati, camminare senza stare sempre in braccio o in borsa, interagire con i loro simili come sarebbe giusto per i cani, ma proviamo a metterci nei loro panni: andiamo in giro e il 99% dei soggetti sono grandi almeno il doppio di noi; se c’è confusione rischiamo che non ci vedano e ci calpestino; se vengo minacciato, la maschera di denti dell’altro cane mi fa pensare che ci starei intero nella bocca come Pinocchio nella balena: bella prospettiva! I cani grandi spesso hanno modalità indelicate, magari anche con le migliori intenzioni, ma avete presente un cucciolone di Boxer che gioca? Ve lo vedete con uno Yorkshire? Lo fa volare nell’area cani del paese accanto! Allora diventa facile che il cane piccolo si spaventi, andando poi in ansia quando incontra altri cani. D’altro canto, per un cane grande e magari con una forte spinta predatoria, vedere un Maltese piccolo e peloso, che più che abbaiare squittisce, correre a zig-zag in un prato, rischia di essere difficile resistere dal considerarlo una preda.
Negli scontri poi, è chiaro che se un cane di grossa taglia ha un diverbio con un piccolo, tranne casi particolari, il piccolo ha la peggio, anche se magari è stato lui ad aggredire, a provocare, a minacciare il grande, che magari non aveva alcuna intenzione di aggredire. Si capisce però come sia difficile, per chi ha un cane piccolo, portarlo in luoghi dove si incontrano cani grandi liberi; se abbiamo un Rottweiler, magari bravissimo con gli altri cani, possiamo pensare che se incontra il cane sbagliato al massimo ci sarà una zuffa, male che vada prende un morso, se viene aggredito da un cane piccolo al massimo gli farà qualche graffio; ma se abbiamo un Barboncino Toy? Magari bravissimo, ma se incontra un cane aggressivo e non competente? Quando anche partiamo dal presupposto che il nostro cane sia molto equilibrato, ben socializzato, capace di interagire correttamente con gli altri, capite bene che se il cane è grosso non rischia granché, ma se è piccolo la questione è diversa. Ovviamente il fatto di avere un cane grande non ci esime dall’assicurarci che non possa recare danni a quello piccolo solo perché “tanto il mio è grande cosa vuoi che si faccia”: il rispetto va portato a tutti e non si può sempre guardare solo il proprio orticello.
Oltre a tutte queste considerazioni, c’è il fattore umano, ancora una volta, che influisce moltissimo sul comportamento del cane. Chi ha cani piccoli molto spesso è ansioso, tende a iper-proteggere, a evitare le situazioni dove ci sia un pericolo, anche remoto. Questo non aiuta il cane a essere consapevole di sè, delle sue capacità e anche dei suoi limiti; se ogni volta che si incontra un cane, il piccolo viene magicamente sollevato e tenuto in braccio, come farà mai a rendersi conto di essere piccolino rispetto all’altro? Come imparerà che forse se quello di fronte ha la zampa grande come la tua testa è meglio non fare i gradassi? È questo in gran parte che porta i cani di piccola taglia a diventare incapaci di interagire con i simili, rendendo il pericolo di un’interazione non controllata ancora più alto. Così diventano isterici, “fanno i leoni” abbaiano, ringhiano e minacciano dal tavolino dove la famiglia sta bevendo il caffè, scatenando l’ilarità generale di tutti che commentano “lui pesa 3 kg, ma non lo sa, pensa di essere un gigante!”. La consapevolezza delle proprie dimensioni, potenzialità e capacità è qualcosa che andrebbe agevolata fin da cuccioli (perché vale viceversa, alcuni cuccioli di taglia grande crescono così in fretta che non se ne rendono conto e pensano sempre di essere piccoli, lo dimostra la volontà di stare in braccio o infilarsi sotto al mobile anche quando ormai pesano 50 kg). Quando un cane non ha una corretta percezione di sé, non fa ridere, dovrebbe fare preoccupare, perché che sia un gigante che si crede piccolo o un minuscolo che si crede enorme, comunque rischia di mettersi nei pasticci o fare danni e questo è molto spesso un problema causato dalle persone che avrebbero dovuto aiutarlo a crescere con consapevolezza e competenze.
È importante aiutare i cuccioli con attività di propriocezione, esperienze sociali (non solo con i loro simili) per aiutarli a crescere ricevendo feedback dal mondo esterno che gli faccia da specchio. Dobbiamo fare il possibile per rendere i cani consapevoli di sé e competenti nel poter scegliere e agire in autonomia, ancora più che proteggerli e renderli dipendenti costantemente da nostre valutazioni, scelte e iniziative.
Grazie Laura per le foto di Minnie e Cherry