Una condizione invalidante per il cane, non facile da superare
Quando un cucciolo è ancora in utero, già in questa fase può avere un certo imprinting: a seconda del carattere della mamma, si fa un’idea di cosa lo aspetterà fuori, nel mondo. Se la mamma è molto paurosa o vive in uno stato di stress, il cucciolo assorbe come una spugna tutte queste emozioni negative.
Dalla nascita poi, la mamma “darà l’esempio”, quindi può mostrare ai cuccioli i pericoli del mondo: va da sé che se la mamma ha paura delle persone, dei rumori o dell’ambiente in cui si trova, i cuccioli imparano molto in fretta a tenersi lontani da questi pericoli o ad allontanare ciò che viene visto come minaccia (che siano persone, altri cani etc).
La “finestra di socializzazione” poi, è quella fase che va dal periodo intra-uterino (quindi prima della nascita) ai 3-4 mesi circa. E’ il momento per il cucciolo in cui il cervello è una spugna che assorbe molto velocemente e la sua plasticità è al massimo; le sinapsi si formano velocemente, tramite le esperienze che il cucciolo fa nel mondo; ad esempio, incontrare diverse persone e vivere positivamente quest’esperienza, fa sì che il collegamento persona=piacevolezza si rinforzi a tal punto che il cane poi sia in grado di “generalizzare” sul genere umano, acquisendo fiducia e aspettative positive verso le persone.
Quando la finestra di socializzazione si chiude, le sinapsi che non si sono create o non sono state rinsaldate, vengono “potate”, proprio come i rami di una pianta; diventa a questo punto difficile per un cane vivere positivamente esperienze lontane da quelle delle sinapsi in essere. Vale a dire che se un cucciolo di 4 mesi non ha mai visto una strada sulla quale passano macchine, camion, motociclette etc, la vivrà probabilmente con timore, come spesso avviene con ciò che è sconosciuto.
Non è però tutto così rigido: ovviamente non è che se un cane ha visto solo macchine e non camion, non sarà in grado di vedere un camion senza viverla male; proprio perché il cervello del cucciolo è in grado di generalizzare, quindi probabilmente se per lui “quello che sfreccia per strada è ok” allora anche quando vedrà un mezzo mai visto, avrà magari una piccola preoccupazione, ma non terrore.
La Sindrome da Deprivazione Sensoriale è quella condizione di un cane che non ha avuto modo di fare la corretta socializzazione verso il mondo nella fase sensibile della sua vita: si tratta di cani nati in canile dove l’arricchimento ambientale è povero, o tenuti in allevamento (magari che si trova nel silenzio di un’aperta campagna) sempre al chiuso, o anche nati e cresciuti in un ambiente povero di stimoli, dove le persone che vede sono una o poco più, non si incontrano altri cani, non si esce mai all’aperto,…
Un cane che si trova in questa condizione si mostra spaventato, quando non terrorizzato, da tutto ciò che è sconosciuto: può stringere relazioni anche positive con persone e cani (non senza fatica), ma è a questo punto incapace di generalizzare, quindi spesso nel tempo arriva a fidarsi delle persone che vivono con lui, ma resta molto pauroso nei confronti di persone che non conosce o vede raramente, così come di cani, rumori, luoghi, situazioni. Farà sempre fatica ad adattarsi a situazioni nuove, gli ci vorrà più tempo rispetto a un cane cresciuto correttamente.
Questa sindrome può essere più o meno grave, sia a seconda di quanto fosse deprivato l’ambiente di crescita sia a seconda dell’indole del cane (data dalla razza di appartenenza, dal DNA dei genitori,…).
Si può sicuramente aiutare questi cani a stare meglio, a vivere più serenamente, ma il lavoro deve essere fatto calibrandolo molto attentamente sul singolo soggetto. L’errore è infatti spesso quello di immergere il cane in tante, troppe, situazioni come a volere “recuperare il tempo perso”; ma la plasticità cerebrale non è più quella di quando il cucciolo aveva due mesi, e sottoporre il cane a continui stimoli nuovi può iper-sensibilizzare invece che de-sensibilizzare: in pratica invece che migliorare il cane peggiora, perché un “overload sensoriale” cioè una sovrastimolazione, alza il livello di stress del cane, che non è in grado di digerire e elaborare le esperienze secondo i suoi tempi.
Come fare quindi? fargli fare esperienze per aiutarlo oppure proteggerlo dallo stress e mantenendolo nella sua zona di comfort (cioè evitare situazioni nuove così da lasciarlo tranquillo)? Valutare quanto “spingere” e in quale direzione è una scelta complessa e non esiste una formula che valga per tutti. Osservando il cane, conoscendolo, ci si muove al fine di offrire la possibilità di crescere a livello cognitivo ed emotivo, senza esagerare; l’aiuto di un professionista è fondamentale in questa fase, per dare alla famiglia le direttive giuste rispetto al singolo cane.
Ricordiamo infatti che la maggior parte dei moti aggressivi ha una base di paura, quindi il rischio di aggravare una situazione già infelice, è che il cane scelga di allontanare con aggressività tutto ciò di cui ha paura, che siano bambini, persone in generale, altri cani,…
E’ importante essere consapevoli di questa condizione che si riscontra ormai molto spesso, sia in cani adottati da canili, ma anche, purtroppo, da alcuni allevamenti (più o meno professionali); sapendo prima di questo rischio cerchiamo di evitare quindi adozioni che si rivelerebbero davvero difficili e inadatte al nostro contesto di vita.
Quali aspetti verificare prima di scegliere il cane quindi?
- Contesto in cui il cane ha passato il tempo dall’utero ai 4 mesi (arricchimento ambientale);
- Carattere della mamma/tempo passato con la mamma
- Esperienze fatte entro i 4 mesi
Quando invece abbiamo verificato tutte queste cose e abbiamo accolto a casa un cucciolo, teniamo presente che è importante dargli la possibilità di proseguire il periodo di socializzazione (con persone, cani, ambienti, situazioni diversi) da quando arriva a casa a oltranza. Anche un cucciolo che fino ai 2 mesi sia cresciuto correttamente se, da quando arriva a casa, viene tenuto al chiuso solo con la famiglia, può regredire in questo senso e sviluppare paure che saranno poi difficili da superare in età adulta. Anche in questo caso non dobbiamo esagerare, ma attenzione a chi vi dice che per questioni sanitarie il cane deve rimanere chiuso in casa fino alla fine del ciclo vaccinale: certamente dobbiamo fare attenzione, ma teniamo presente che la salute mentale non è meno importante di quella fisica!